Il succo d’arancia e il modello superfisso
In un fortunato articolo di alcuni anni fa, Sandro Brusco aveva individuato una delle ragioni, forse “la” ragione, per la quale si dicono (e si fanno, come vedremo) tante sciocchezze nel dibattito economico in Italia: il modello dei bisogni fissi e dei fattori fissi di produzione o, più semplicemente, il “modello superfisso”.
Il modello superfisso, a cui la maggior parte dei protagonisti del dibattito politico ed economico italiano si ispirerebbero, si fonda su questi presupposti:
Primo, i bisogni sono fissi. Uno mangia x etti di pasta in un mese, consuma z paia di scarpe e percorre y chilometri in macchina. Tali bisogni vanno comunque soddisfatti, indipendentemente dai prezzi; il risparmio è una variabile residuale. Una prima conseguenza è che, se i prezzi salgono, i consumi restano gli stessi, indipendentemente dal reddito. Inoltre, il risparmio, essendo residuale, è determinato dall’inflazione. Non solo il livello assoluto dei prezzi è irrilevante: anche i prezzi relativi (i rapporti fra i prezzi di due beni diversi) lo sono. Infatti, se i bisogni sono fissi, ne discende che esiste una quantità fissa per ciascun bene da produrre. Se il prezzo della pasta scende e quello delle scarpe sale non potrò mettermi la pasta ai piedi: sempre x etti di pasta e z paia di scarpe dovrò consumare.