Il “no” agli ogm e il modello culturale dell’ignoranza
Ha ragione Carlin Petrini a sostenere, dalle pagine di Repubblica di ieri, che la questione ogm, con tutto quel che le gira attorno, non si fonda “sul ritornello fa male/non fa male”, ma riguarda piuttosto “un modello di agricoltura, alimentazione, ecologia, solidarietà, sviluppo, cultura ed economia”. Avrebbe, anzi, ragione, se la prima parte del suo intervento non fosse dedicato alle solite baggianate sul mondo scientifico “diviso” sulla sicurezza delle biotecnologie applicate all’agricoltura e sulla Spagna che con l’adozione del mais resistente ai parassiti avrebbe perso una “significativa quota di biodiversità” (ma quando mai?). Ma l’onestà intellettuale, come il coraggio di Don Abbondio, se uno non ce l’ha non se la può dare. Prendiamo atto, passiamo oltre, e diciamo che sì, fa bene Petrini a ricordarci il suo modello culturale, quello su cui si fonda la sua resistenza gastrofighetta all’innovazione in agricoltura.
Quando sento parlare Petrini di agricoltura mi vine freddo lungo la schiena. Parla di una cosa che non conosce è solo frutto della sua immaginazione. Utilizzare gli OGM è semplicemente continuare a fare della selezione genetica con una tecnica supplementare, oppure Petrini pretende che in agricoltura tutto si fermi alla stessa stregua del “fermati o sole”?
Ma la sua seguente frase “ma riguarda piuttosto “un modello di agricoltura, alimentazione, ecologia, solidarietà, sviluppo, cultura ed economia” non si adatta anche alla invenzione della ruota? Oppure al passaggio dall’aratro chiodo all’aratro versoio? O anche all’evoluzione dei sistemi agricoli, passando dalla fase del coglitore alla fase del “taglia e brucia” ,poi al “Sistema agrario ad incolto e con attrezzatura leggera”, al successivo “sistema agrario ad incolto con attrezzatura pesante, ai sistemi agrari senza incolto delle zone temperate, con la realizzazione della prima rivoluzione agricola dei tempi moderni e poi alla successiva seconda rivoluzione agricola?
Meno male che non vi sono stati tanti retrogradi come Petrini nei vari passaggi citati, altrimenti saremmo ancora all’età della pietra.
ce ne sono sempre stati, di decrescisti e pauperisti: questo è Tertulliano, nel 211 d.C, quando la popolazione della Terra, secondo le stime, sia aggirava attorno ai 200 milioni di abitanti:
“Siamo di peso al mondo (onerosi sumus mundo), a stento ci bastano gli elementi, e maggiori sono i bisogni, più alti sono i nostri lamenti, poiché la natura già non è in grado di sostenerci. Le pestilenze, le carestie, le guerre e la rovina delle civiltà sono un rimedio, come uno sfoltimento del genere umano insolente (tonsura insolescentis generis humani)”.
Precisi nelle profezie, come sempre 😀
già che c’ero ci ho scritto un breve post al volo 😉
https://lavalledelsiele.com/2014/10/28/decrescisti-profetici-dal-211-d-c/